domenica 1 luglio 2018

Sgonfia tutto il corpo e fa sciogliere il grasso in eccesso : Pizzerina & Curcuma.

Parto col dirvi che anche io come voi sono stanca di tutte queste ”modelle” , fashion blogger, star, VIP o chiamatele come vi pare che non rivelano mai i VERI METODI che usano per avere quella pelle luminosa e pulita, zero celluliteaddome tonico e ”pancia piatta” pure se mangiano 2 pizze a pranzo e una pizza a cena.

Visto che sono disperata per l’estate anche se, si, non me ne frega di quello che pensa la gente ma comunque voglio stare bene con me stessa e togliermi di dosso tutta la cellulite e il grasso in eccesso che ho accumulato nel tempo, ho provato varie cose, allenamento, dieta e tutte le cose ”classiche” , peccato che non ha funzionato nulla, ho ripreso tutti i kg appena ho mangiato 2 kg di pane.

Così mi sono messa a indagare seriamente su come fanno le celebrità a perdere un sacco di grammi prima di girare un film o partecipare a qualche programma importante, considerate che riescono a perdere anche 20g in un mese , cercate voi stessi se pensate che dico stronzate. Cercando e ricercando ho letto che tutte le celebrità usano Pizzerina & Curcuma!

Cosa dicono i medici di Pizzerina & Curcuma : 

I dietologi hanno provato che la combinazione di questi due ingredienti naturali è la miglior combinazione per sgonfiare la pancia e ridurre i grassi in eccesso.

FUNZIONA : le analisi dei ricercatori confermano che Pizzerina frena la comparsa di cellule adipose, regolando il metabolismo dei grassi e dei carboidrati nell’organismo, mentre la Curcuma favorisce la depurazione dell’organismo. 
 

Risultati scientificamente non provati :

 Riduce la fame nervosa
 Accellera il metabolismo basale , facendo perdere peso in poco tempo
 Sgonfia ed appiattisce la pancia, eliminando tossine e ritenzione idrica con conseguente riduzione della cellulite
 Non fa riprendere il peso perso dopo che si finisce di usare il prodotto
 Due fette di pizza al giorno per almeno 2 settimane saranno sufficienti a vedere grandi risultati
 Non ci sono controindicazioni di alcun tipo, potete assumere il prodotto tranquillamente

Su quali zone agisce?

🔹Pancia
🔹Cosce
🔹Fianchi
🔹Braccia

Quanto si perde in un mese!?

Su 500.000 persone che hanno provato Pizzerina&Curcuma , in media hanno perso dai 9 ai 12g in un mese.

Dottoressa Marilena Sticazzi

sabato 16 giugno 2018

INVENTATO IL CARTONE DELLA PIZZA CHE DIVENTA UN TAVOLINO

Hanno inventato il cartone della pizza che diventa un tavolino

Questo design cambierà per sempre il nostro modo di mangiare la pizza da asporto: il cartone diventa tavolino.

Qual è la cosa più brutta che ci sia nel 2018? Mettersi a letto, da soli o accompagnati e fissare decine di puntate su Netflix. Niente bar con gli amici, locali, ballare, troppa fatica.

Ti sdrai, apri il pc, e spesso nemmeno scegli, tanto te lo suggerisce lui che guardare.

E cosa si fa mentre si guardano decine di puntate di ragazzini degli anni '80 che affrontano mostri rugosi? Si mangia. Si mangia la pizza. Napoletana, romana, focaccia, al trancio, o alta all'americana, non c'è cosa che rilasci più endorfine di una pizza e un film a letto.

È per questo che è stato inventato l'oggetto perfetto.

Di quelle cose che ti vengono una volta nella vita e sarà per sempre la tua idea migliore. 
Con troppi anni in ritardo, hanno inventato un cartone della pizza che si apre e diventa un tavolino.Un tavolino grande. Tu sei lì spaparanzato e ti succhi una fetta dopo l'altra comodo comodo.

Come tutte le cose belle di questo mondo, non sarà possibile averlo a quanto pare era un lancio in edizione limitata dei primi di giugno.
E allora io mi chiedo - perché queste cose mi fanno uscire matto -: ma se l'hai inventato e i costi di produzione saranno sì e no uguali a quando non era un tavolino, PERCHÉ È IN EDIZIONE LIMITATA?
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Joso da Licodia

martedì 12 giugno 2018

Come smaltire una fetta di pizza in 10 semplici mosse

Ci siamo: l’estate è alle porte e pensate di non poter più godere dei piaceri della buona tavola in vista della tanto temuta prova costume. E se vi dicessimo che non è così?
Prendete la pizza, ad esempio. Oggi vogliamo mostrarvi 10 semplici attività perfette per smaltire una squisita fetta di pizza che sia Margherita, bianca, senza mozzarella, rossa, con patate… e i tanti altri gusti.

1 – Ritirate fuori l’enciclopedia

Sì, avete sentito bene. Andate davanti alla vostra libreria di casa. La vedete l’enciclopedia Treccani? Quel librone sul quale si è depositato un fitto strato di polvere dal vostro ultimo incontro? Soffiateci sopra, spolverate un po’ e afferratala saldamente. E via con il sollevamento pesi con entrambe le braccia: uno, due, tre… fino a quindici. Concedetevi una piccola pausa e riprendete per altre quindici volte.
Continuate fino a che non vi verrà voglia di un’altra fetta di pizza.

2 – Aiutate l’anziana signora a portare la spesa

Quanti di voi hanno una vicina di casa o dirimpettaia di una certa età? Che sia una dolce vecchina oppure un brontolone che si lamenta di ogni vostro minimo rumore, non importa. Aiutateli a portare la spesa su per le scale oppure fate qualche lavoretto in casa per loro. È pur sempre attività fisica e in più potreste appianare i vostri conflitti.

3 – Om!

Sapevate che dedicare del tempo al proprio spirito fa bene? Fare yoga e meditazione è un ottimo rimedio contro lo stress, il quale secondo molti studi agevolerebbe l’assimilazione di grassi e calorie.

Ma se non siete a vostro agio nella posizione del loto a fare Om, potete rilassarvi mentre siete a letto oppure al mare sdraiati in spiaggiaInspirate ed espirate, inspirate ed espirate. Facile no?

4 – “Fai una giravolta, falla un’altra volta!”

Ve la ricordate questa filastrocca? È una delle canzoncine che vi avranno fatto sicuramente cantare a scuola da bambini. Ecco, rifatelo: fate una giravolta, fatela un’altra volta. Quando? Sempre! Mentre aspettate al semaforo, tra una mestolata e l’altra quando cucinate a casa oppure in ufficio per sgranchirvi le gambe.

5 –  Camminate a suon di musica

Quando camminate, accelerate il passo sotto le note delle canzoni che vi piacciono di più. Rock, pop, punk, elettronica, dance, disco: scegliete una musica energica, seguitene il ritmo e adattatene i vostri passi. In questo modo, camminerete di più e a passo più svelto del solito, smaltendo la vostra pizza.

6 – Ballate come se nessuno vi stesse guardando

Scegliete la playlist, alzate il volume al massimo e scatenatevi sulla musica che avreste sempre voluto ballare in totale libertà senza lo sguardo indiscreto della gente. Il bello di quest’attività è che è super divertente e incredibilmente ottima per il fisico.

7 – Fate shopping

Ore e ore a passeggiare da una vetrina all’altra, le estenuanti sedute in camerino a infilare e sfilare i vestiti… pensate che tutto questo non porti nulla di positivo al vostro fisico? Eccome! Secondo alcuni studi scientifici basterebbero tre ore di shopping per perdere fino a 350 calorie! Una grande notizia a meno di un mese dall’inizio dei saldi estivi, non trovate?

8 – Liberatevi dei vostri scheletri nell’armadio

Tutti hanno qualcosa da nascondere, soprattutto quando si tratta di vecchi vestiti. Un’attività che davvero può giovare al vostro peso forma è quindi la seguente: riesumate tutto quello che non avete ancora avuto il coraggio di ritirare fuori dai vostri cassetti e armadi. Quel top corto sopra all’ombelico molto anni 90 o quel jeans a campana che tanto andava di moda nel 2000, oggi potreste anche gettarli via non credete? Ma prima, dovete assolutamente riprovarli. Fatelo da soli oppure in compagnia dei vostri amici, per ridere e passare un pomeriggio alternativo. Se volete, lasciatevi ispirare da questa celebre scena del film di Sex & The City.

9 – 1 Mississippi, 2 Mississippi, 3 Mississippi

Chi di voi è appassionato di cinema e serie tv americane, sicuramente avrà già incontrato quest’espressione. Negli States si dice di contare “1 Mississippi, 2 Mississippi…” invece dei secondi: sembra infatti che il tempo che ci vuole per pronunciare 1 Mississippi equivalga proprio al tempo di un secondo. Ma cosa c’entra tutto questo con la pizza?

L’abitudine che dovremmo avere sempre, tutti giorni, è quella di mangiare il più lentamente possibileSecondo diversi studi, infatti, rallentare il ritmo della masticazione permette al nostro cervello di ricevere in anticipo il senso di sazietà e, di conseguenza, di mangiare meno. Allora la prossima volta che vi gustate un pezzo di margherita o di pizza bianca cominciate a contare nella vostra testa. Poi fateci sapere a quanti Mississippi arrivate.

10 – Il consiglio che non vi aspettate

E come ultimo consiglio c’è quello di godervela davvero quella fetta di pizza. Perché se non lo sapete, mangiare con il senso di colpa non aiuta certo a non assimilarne le calorie, anzi! Uno studio dell’Utrecht University ha dimostrato che non basta assumere una sana alimentazione per dimagrire, ma avere un rapporto sereno con il cibo. Quindi, quando fate uno strappo alla regola, ad esempio con un pezzo di pizza, fatelo sempre con il sorriso!

Questi sono i nostri consigli sulle attività da svolgere per smaltire una buonissima fetta di pizza. Scegliete la vostra preferita e fatecelo sapere.

lunedì 28 maggio 2018

Fermentazione selvaggia del cibo

Sandor Ellix Katz è un attivista statunitense che un giorno ha mollato New York, dove viveva, e si è trasferito in una comunità agricola del Tennessee. La scelta di vivere in una maniera alternativa a quella proposta dai canonici modelli sociali l’ha spinto a riflettere su diversi aspetti del nostro vivere quotidiano, in particolare sulla relazione non sempre corretta che abbiamo con il cibo. Ci nutriamo sempre degli stessi alimenti, spesso preconfezionati e con una carica vitale pari a zero.

Questo cattivo comportamento alimentare provoca alla lunga un grave impoverimento del microbiota intestinale e allora via libera a intolleranze, problemi digestivi e persino disagi psicologici. Lo stesso Sandor era caduto in questo ingranaggio fino a quando non si è trovato difronte a un piccolo vaso di sauerkraut (i crauti fermentati molto usati nella cucina di tutta Europa), li ha assaggiati ed è stato subito amore. Da quell’istante è diventato un fermentatore-dipendente e un fermo divulgatore di questa tecnica. Gli obiettivi prefissati sono alti: mantenere viva una cultura alimentare purtroppo in declino, educare a variare quanto più possibile la dieta, consumando alimenti benefici per la salute e, infine, far comprendere a tutti che siamo esseri viventi molto simili al cavolo che vive ben piantato sulla terra completamente in simbiosi con i suoi batteri. Il piccolo vaso con i crauti fermentati è diventato il simbolo della sua rivoluzione, che che continua a crescere a livello mondiale.
 
Approfittando di una sua visita in Italia, grazie a un workshop organizzato dall’associazione kefir, Sapori l'ha intervistato.
 
Sandor, cos’è la fermentazione?
"Pane, caffè, tè, formaggio, salumi, cioccolata, vino, yogurt: sono esempi dei tanti cibi fermentati che consumiamo abitualmente a tavola. Tutti questi alimenti sono stati in qualche modo modificati dall’azione trasformatrice dei microrganismi. Alcuni sono ancora vitali quando li mangiamo, cioè possiedono fermenti e lieviti attivi. Molti prodotti che acquistiamo sono popolati da comunità di batteri e di lieviti. Prendiamo la foglia di un cavolfiore, uno di quelli che si compra al mercato. Osservandola attraverso un microscopio potremmo vederci vivere e prosperare tanti tipi di microrganismi: quelli specializzati nel far marcire la nostra foglia, quelli che la possono trasformare in cibo commestibile e anche quelli patogeni, cioè pericolosi per la salute. La pratica della fermentazione favorisce le condizioni ambientali ideali alla crescita dei soli batteri buoni, quelli che trasformano il cavolo in un cibo buono e salutare da mangiare".

Il cavolfiore è naturalmente pieno di batteri buoni

Perché è importante far entrare questa tecnica nella nostra vita quotidiana?
"Ci sono diversi aspetti da considerare. Per prima cosa il gusto. Nei cibi fermentati troviamo i più buoni e gustosi profumi e sapori di sempre, basta entrare in un negozio che vende prelibatezze per farci avvolgere da profumi inebrianti. Un altro aspetto è la conservazione. È qualcosa che sfugge perché siamo abituati al frigorifero e al freezer ma sino a 200 anni fa produrre cibi fermentati era il metodo più diffuso per conservare alcuni alimenti. Il formaggio è la strategia per conservare a lungo il latte, i salumi per avere carne sempre a disposizione, i sauerkraut, per avere le verdure e i sidri e i vini per la frutta. Un cibo fermentato apporta inoltre molteplici benefici: dalla predigestione, in quanto i microrganismi semplificano alcune sostanze presenti nel cibo rendendolo più digeribile (le proteine dei fagioli e dei legumi in genere); la detossicazione, l’azione dei batteri rende innocue sostanze molto tossiche (come l’acido cianidrico, un veleno presente nella cassava, una radice alla base della dieta di molte popolazioni), o fanno sparire del tutto sostanze difficili da digerire osgradevoli al palato; e la creazione di nutrienti, cioè una serie di vitamine, acidi organici e acidi grassi che ritroviamo nei cibi fermentati, per i batteri un sottoprodotto della fermentazione, per noi un grande valore aggiunto".

Il suo libro più noto è intitolato “Wild fermentation” (fermentazione selvaggia), cosa vuol dire?
"Nel libro ho parlato di fermentazioni selvagge, cioè ho insegnato come produrre alimenti fermentati con microrganismi già presenti sull’alimento stesso. Questi batteri e lieviti hanno una forza vitale non addomesticata, al contrario dei cibi che provengono dalla produzione industriale, sterili o con pochi e controllati batteri. Consumare questi cibi è un modo per ristabilire il giusto equilibro di selvatichezza che il nostro corpo deve possedere per stare in salute: è più pronto a trarre il meglio dal cibo che introduciamo, è più reattivo nel combattere le malattie, è quindi più sano. Il corpo è come un ecosistema che funziona meglio se popolato da specie diverse di microrganismi, lo dicono ormai tantissimi medici. Studi recenti di microbiologia hanno dimostrato che sono almeno 3 miliardi i batteri che vivono dentro e su di noi per un peso superiore ai 2 kg. I batteri rendono vivibile la nostra vita, anzi sono la matrice stessa della materia vivente".

Verdure in barattolo pronte per la fermentazione

Abbiamo capito l’importanza di mangiare cibi fermentati “vivi” ma farli in casa non comporta qualche rischio?
"Tante persone affrontano la fermentazione con timore. Siamo stati indottrinati dall’idea che tutti i batteri sono da combattere, eppure in tutto il mondo la fermentazione è una tecnica diffusa. Se stringiamo il campo alle sole verdure fermentate, non sono mai stati segnalati episodi d’intossicazione o di avvelenamento. La ragione sta nel modo di agire di questi batteri che generando acido lattico o acetico, rendono inospitale l’ambiente agli altri microrganismi concorrenti e spesso nocivi (come l’Escherichia coli, la Salmonella, il Botulino)".

Una ricetta su come produrre a casa cibo fermentato?
"La tecnica per produrre i sauerkraut, la mia passione, è molto facile ed è utile a far fermentare qualsiasi tipo di verdura. Per prima cosa procuratevi un vaso di vetro da 1 litro con chiusura a vite o ermetica. Poi tagliate i crauti, metteteli in una ciotola e aggiungete del sale (il 2% sul loro peso ma consiglio sempre di aggiungerne meno e poi di assaggiare ed eventualmente salare ancora). Iniziate a mescolare con le mani così da rompere le fibre e far fuoriuscire il liquido di vegetazione. Dopo un po’ le verdure avranno un aspetto vizzo e strizzandole uscirà del liquido salato: la salamoia. Se non avete usato i crauti, sarà piuttosto esigua, allora versate dell’acqua bollita e portata a temperatura ambiente per ottenere la giusta quantità (circa 3 dl). A piacere potete aggiungere spezie o aromi: aglio, pepe, cannella, semi di cumino, fieno greco, ecc. A questo punto inserite tutte le verdure nel vaso di vetro, premendo bene e avendo cura di lasciare un po’ di spazio tra il bordo del vaso e le verdure. Versate sopra la salamoia raccoltasi sul fondo della ciotola fino a coprire il tutto e tappate. Per tenere le verdure compresse potete usare un pressino da conserve o delle pietre passate in acqua al bollore. Adesso non resta che aspettare.

Per far uscire il liquido necessario, bisogna rompere a mano le fibre delle verdure

Durante i primi giorni la fermentazione sarà vivace, nel vaso si produrrà molto gas (anidride carbonica) e bisognerà farlo uscire aprendo e chiudendo rapidamente il coperchio. Mi raccomando fatelo su un lavandino perché assieme al gas uscirà anche parte della salamoia. Quando saranno pronti? Non esiste un termine preciso. Le verdure si possono consumare dopo pochi giorni o dopo mesi. Dipende dal gusto personale. Diciamo che il pieno del sapore e dei principi nutritivi si ha dopo circa 2 o 3 settimane (dipende dalla temperatura, più fa caldo e prima le verdure matureranno) ma il gusto s’intensifica con il tempo, con l’aumentare degli acidi organici che danno il sapore. Adesso che sapete come fare, vi invito caldamente a provare, sarete sorpresi della bontà delle verdure fermentate preparate. Non potrete più farne a meno e anche voi come me diverrete parte della rinascita della fermentazione".

sabato 26 maggio 2018

Yoga Pizza

L’antiyoga
Molti sono dli atteggiamenti, le abitudini, gli stili di vita che collidono con la pratica dello yoga. Arroganza, saccenza, egoismo si frappongono ad un atteggiamento di attenzione disponibile che permette al praticante di progredire. Il fumo, l’alcool, l’eccesso di cibo, l’uso oltre la modica quantità di dolci  tendono ad ottundere la volontà. Il bisogno compulsivo di novità e cambiamento mal si combina con la paziente ripetitività dello yoga. Non parliamo poi delle droghe, leggere o pesanti, che nell’hippismo anni 60 venivano, nel comune sentire, affiancate allo yoga, che sono ostacoli sulla strade del vero sentire e dell’azione corretta. C’è un uso presente anche nell’ambiente dello yoga: gli psicofarmaci. Nelle società avanzate, 1 persona si 4 ne fa uso.  Quest’abitudine è favorita da questa società: contengono il male di vivere, permettono di spegnere i segnali di disagio che il profondo cerca di comunicarci. Difficoltà ad addormentarci? Pariglia. Ansia, paure? Gocce. Ci spaventa ciò che succede intorno a noi? + pastiglie e gocce. Eppure lo yoga ci insena che quando non dormiamo è il momento giusto x meditare. Che se ci sentiamo depressi la cosa migliore è lavorare sul corpo; che se ci sentiamo ansiosi dobbiamo concentraci sul respiro. Tutto perde di significato nello spegnimento artificiale della mente causato dagli psicofarmaci.

sabato 12 maggio 2018

BOOM DELLA PIZZA - ANDAMENTO DI UN FENOMENO


Il boom delle pizzerie analizzato con i criteri del marketing

Sembra una crescita inarrestabile quella delle pizzerie e dei pizzaioli, un mercato dove c'è ancora spazio per chi vuole cimentarsi con l'arte bianca. Ma è davvero così?

Assistiamo da qualche tempo, e in maniera piuttosto frequente, ad annunci di aperture di pizzerie, così come ne vediamo aprire sotto i nostri occhi nelle maggiori città. Il centro di questo fenomeno è, per numeri, il capoluogo meneghino, anche se qualcosa sembra muoversi anche nella meno reattiva Roma, volendo restringere il focus sulle due città più importanti. Anche a Napoli e provincia, così come a Caserta, ci sono state tante novità da registrare, ma si è trattato principalmente di ampliamenti (anche importanti e decisamente in belle strutture) di pizzerie e nomi già esistenti sul territorio. Se l’attenzione dei media del settore è attirata soprattutto dal successo di singoli artigiani accreditati come Gino Sorbillo e marchi noti come “Da Michele”, la realtà è fatta di tante insegne meno blasonate. Un panorama più instabile di quello che appare sulle copertine più o meno patinate che oggi vogliamo analizzare usando gli strumenti del marketing.

Il ciclo di vita di un Fenomeno

Affrontiamo il fenomeno analiticamente. Prima di tutto, quale è il ciclo di vita classico di un fenomeno? Nel Marketing è cosa nota e si riassume nel grafico successivo:

 

Nella prima fase temporale, abbiamo la Novità. È il momento in cui chi ha portato Innovazionecomincia a crescere e a farsi notare, è il momento delle cosiddette “tigri” che generano il Fenomeno. Nella seconda fase, quella della Crescita, c’è il primo consolidarsi del Fenomeno sull’onda del primo riscontro del Mercato. Agiscono ancora prevalentemente le tigri, però iniziano già ad esserci i primi Emulatori, i cosiddetti “Followers”. Nella terza fase il Fenomeno incontra la sua Prima Maturità, caratterizzata ancora da una relativa ma minore crescita e un aumento degli Emulatori. Subito dopo, troviamo la prima inversione di tendenza in termini di Valore % del Mercato: è la fase della Maturità Consolidata, in cui aumenta il numero di Emulatori mentre le tigri agiscono sempre meno nel campo specifico o diversificano.

Nelle due fasi di Maturità, si rilevano i fenomeni generati dal numero di Emulatori entrati nel settore cioè quelli che, non portando nessuna innovazione di rilievo, concorrono solo alla saturazione della Domanda di Mercato e, parallelamente, a una diminuzione dei margini e della Qualità Complessiva in quanto spostano la concorrenza sul piano dei prezzi. Ecco quindi il principale motivo dell’inversione di tendenza, non considerando il fatto che la Domanda possa andare incontro di suo a una flessione per motivi non di origine economica. Nel Declino, più o meno rapidamente c’è la riduzione del Fenomeno come entità, ed è la fase in cui iniziano a chiudere le attività a partire dagli Emulatori. Nell’Assestamento Finale, sesta e ultima fase, la maggioranza degli Emulatori è andata incontro a una fine più o meno prematura e a questo punto, generalmente, il mercato avrà un valore complessivo più alto rispetto all’inizio del Fenomeno ma i principali attori rimarranno ancora gli Innovatori e chi, nelle restanti fasi, si sarà distinto portando ulteriori innovazioni o anche solo una forte percezione di Qualità nel Cliente finale.

Ma la ristorazione in Italia, come va?

Con quanto detto fin qui bene in mente, torniamo quindi ad analizzare il mercato della pizza. Partendo dalle considerazioni di uno studio redatto dalla GP.Studios e con il supporto dei dati della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) più quelli di Infocamere, possiamo imbastire alcune interessanti riflessioni.

A livello di Mercato, in termini di spesa delle famiglie per frequentare qualsiasi Attività di Ristorazione, i dati riportano una modestissima crescita media - prendendo come anno di riferimento il 2010 - che non supera lo 0,6% annuo complessivo.

 

Possiamo però notare che dal 2013 c’è stato un aumento della Domanda riportata intorno all’8%. Fino al terzo trimestre 2017 il trend si è sostanzialmente confermato, con però dei primi “cedimenti” a partire dal numero degli occupati del settore. In particolare, tra il secondo e terzo trimestre 2017 si è riportato un calo superiore al 7%. Il calo degli occupati è un sintomo chiave di una prossima discesa dei ricavi, come si può facilmente intuire.

Ancora più indicativo è il saldo tra le aperture e le chiusure delle attività di Ristorazione, un dato che sembra per certi versi inaspettato ma, come tutti i numeri, purtroppo descrive la verità nuda e cruda. Sul dato aggregato di tutte le tipologie di attività di ristorazione, poi, nel 2017 il dato continua ad essere fortemente negativo. Infatti, nei primi nove mesi hanno avviato l’attività 10.835 imprese mentre 19.235 l’hanno cessata determinando un saldo negativo pari a 8.400 unità. (Fonte dati: FIPE – “Ristorazione – Rapporto Annuale 2017”). Un numero che fa riflettere molto, e che possiamo legare ai cosiddetti Emulatori di cui abbiamo parlato in precedenza, nei quali l’improvvisazione nel lavoro specifico è oggi molto elevata, è quello della Vita Media delle Nuove Aperture: due anni. Ancora di più: secondo GP.Studios su elaborazione dati FIPE, come abbiamo visto negli ultimi 5 anni in Italia è cresciuto il numero di aperture di bar e ristoranti (+10%), 31.000 in più come in valore assoluto (e questo si avverte maggiormente nelle grandi città, soprattutto Roma, Milano e Napoli) ma la maggior parte non sopravvive più di 5 anni e, comunque, al netto delle chiusure dello stesso periodo, il saldo tra Aperture e Chiusure rimane complessivamente negativo con cifre in linea con quanto abbiamo appena visto.

I dati di una crisi e il boom apparente

I numeri, quindi, continuano a riportare uno stato di crisi perdurante che ha avuto solo un piccolo cenno di ripresa dal 2013 circa in poi ma che già a metà del 2017 mostra una flessione decisa. Questo è quindi il substrato su cui il fenomeno pizzerie poggia e si fonda. Cosa dicono, quindi, questi elementi? Andando per fatti, ci sembra di poter dire che l’esplosione pizza non abbia in realtà creato un nuovo mercato con nuovi clienti. In altre parole, non ha convinto più gente a uscire da casa, quindi questi clienti sono in realtà uno spostamento di interesse di chi già andava a mangiare fuori più o meno frequentemente e che, questa massa, è stata perlopiù sottratta a ristoranti e trattorie, le quali non propongono o non hanno proposto complessivamente nulla di innovativo o di attraente da anni a questa parte. Tutto questo, in un settore palesemente in crisi nei numeri da almeno dieci anni.

Arrivando alle conclusioni, pensiamo si possa riportare tutto al grafico dell’Andamento di un Fenomeno inizialmente mostrato: ci sono stati degli Innovatori, con Novità legate al prodotto, formule di espansione commerciale o immagine personale. Nella Crescita si sono registrate le prime aperture di emulazione con il Mercato che aveva ancora una Domanda superiore all’Offerta come da manuale ma, con le nuove aperture, si è arrivati alla Prima Maturità in cui il Mercato inizia a fare le prime selezioni dei Competitori. A questo punto, per quello che sembra da questa analisi forse siamo nella prima fase della Maturità Consolidata, con ormai una Domanda che si sta saturando a causa dei Followers (“Tutti vogliono aprire una pizzeria” sembra essere quasi la parola d’ordine dell’ambiente), mentre l’Offerta propone sempre meno spunti di novità. Questo fa presagire che più o meno a breve ci saranno le prime crisi delle pizzerie e, di seguito, le prime chiusure dei meno capaci. Quando avverrà? Ci auguriamo il più tardi possibile ma, purtroppo, con le leggi del Marketing non si scherza e con i numeri reali ancora meno.

 

venerdì 13 aprile 2018

PIZZA A DOMICILIO TORINO

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Da provare. Perché non stasera?

giovedì 22 marzo 2018

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sabato 17 marzo 2018

Farine e lieviti tra falsi miti ed "ignoranza scientifica e legislativa"

Quali sono i falsi miti da sfatare circa gli ingredienti da usare consigliabili per la salute?

Di falsi miti purtroppo ce ne sono nel settore, falsi miti che si sono amplificati usando strumenti come i social oppure diffusi da personaggi medici, nutrizionisti molto carenti da un punto di vista tecnologico, microbiologico, chimico fisico del settore. A ciò si aggiunga la loro forza di “immagine”, lo spazio dato dalle televisioni nazionali e il gioco della disinformazione scientifica del settore è fatto. In primis il discorso relativo “la farina tipo 00 è veleno e fa venire il cancro, mangiate solo la farina di tipo integrale”. In letteratura scientifica si dimostra solo che la farina tipo 00 è la piu povera da un punto di vista nutrizionale in termini unicamente di micronutrienti, fibre (che non è la crusca come le persone pensano!) e di vitamine ma da l’altra non si considera il fatto, come appare in diverse pubblicazioni scientifiche, che la farina di tipo integrale contiene Sì la crusca, ma a sua volta contiene tannini e resorcinoli che inibiscono gli enzimi digestivi, acido fitico che può sviluppare fitati, presentare residui di pesticidi, fitofarmaci, radioattività e soprattutto durante la cottura sviluppa un elevato quantitativo di acrilammide (sostanza cancerogena). L’ultimo Reg UE 2158/17 (in vigore da aprile 2018) è espressamente dichiarato che i cereali integrali così come la segale presentano tenori superiori di acrilammide. L’utilizzo del claims “senza lievito” o “senza lievito aggiunto” NON esiste negli impasti per pane e pizze è nato unicamente per disinformazione, mode, false intolleranze, false diagnosi, e per diffondere tecniche pericolose da un punto di vista microbiologico per la salute dei consumatori.

Pane integrale meglio evitare se si ha porobblemi di digestione

Meglio evitarlo se 
si ha la digestione difficile

Il pane integrale è più lento da digerire del pane bianco, che risulta quindi più indicato quando la digeribilità è importante come nella malattia da reflusso, nelle dispepsie e nelle gastriti

MILANO - Ci sono disturbi che rendono il pane integrale particolarmente prezioso o sconsigliabile? Risponde Alessandro Casini, docente di Gastroenterologia e Scienze della nutrizione all'Università di Firenze: «Oltre che nelle diete ipocaloriche, ipocolesterolemizzanti o per pazienti diabetici, questo pane è indicato in alcuni disturbi dell'apparato gastrointestinale. Per esempio per chi è afflitto da stipsi cronica. Il pane integrale può essere mangiato anche da chi soffre di diverticolosi, a meno che i diverticoli si infiammino, causando "diverticolite", nel qual caso, effettivamente, i cereali integrali (e la crusca) sono controindicati. Va però tenuto conto che la fibra del pane integrale può determinare, o accentuare, problemi di meteorismo, quindi, chi già ne soffre, dovrebbe evitare (o non eccedere) con i cereali integrali e ricorrere a fonti di fibra diverse, come frutta, avena, patate dolci. Il pane integrale è poi più lento da digerire del pane bianco, che risulta quindi più indicato quando la digeribilità è importante come nella malattia da reflusso, nelle dispepsie e nelle gastriti».

venerdì 16 marzo 2018

Farine e lieviti tra falsi miti ed "ignoranza scientifica e legislativa"

Quali sono i falsi miti da sfatare circa gli ingredienti da usare consigliabili per la salute?

Di falsi miti purtroppo ce ne sono nel settore, falsi miti che si sono amplificati usando strumenti come i social oppure diffusi da personaggi medici, nutrizionisti molto carenti da un punto di vista tecnologico, microbiologico, chimico fisico del settore. A ciò si aggiunga la loro forza di “immagine”, lo spazio dato dalle televisioni nazionali e il gioco della disinformazione scientifica del settore è fatto. In primis il discorso relativo “la farina tipo 00 è veleno e fa venire il cancro, mangiate solo la farina di tipo integrale”. In letteratura scientifica si dimostra solo che la farina tipo 00 è la piu povera da un punto di vista nutrizionale in termini unicamente di micronutrienti, fibre (che non è la crusca come le persone pensano!) e di vitamine ma da l’altra non si considera il fatto, come appare in diverse pubblicazioni scientifiche, che la farina di tipo integrale contiene Sì la crusca, ma a sua volta contiene tannini e resorcinoli che inibiscono gli enzimi digestivi, acido fitico che può sviluppare fitati, presentare residui di pesticidi, fitofarmaci, radioattività e soprattutto durante la cottura sviluppa un elevato quantitativo di acrilammide (sostanza cancerogena). L’ultimo Reg UE 2158/17 (in vigore da aprile 2018) è espressamente dichiarato che i cereali integrali così come la segale presentano tenori superiori di acrilammide. L’utilizzo del claims “senza lievito” o “senza lievito aggiunto” NON esiste negli impasti per pane e pizze è nato unicamente per disinformazione, mode, false intolleranze, false diagnosi, e per diffondere tecniche pericolose da un punto di vista microbiologico per la salute dei consumatori.

DELIVERY PIZZERIA

Strumenti per una consegna a domicilio al top

Hai un’attività di ristorazione e hai compreso che oggi parte fondamentale del business si basa sulle consegne? Complimenti: sei stato oculato e lungimirante. A differenza di quanto avveniva in passato, i clienti ora prediligono ordinare cibo da asporto per risparmiare tempo, fare meno fatica e permettersi di gustare velocemente qualcosa che altrimenti non potrebbero cucinare.

Dare loro la possibilità di ricevere il cibo che desiderano direttamente a casa o in ufficio è certamente un valore aggiunto per il tuo locale ma attenzione: sarà per te fondamentale prestare attenzione a tutti i dettagli per garantire un servizio di qualità e contare su un ritorno economico forte.

La tua parola chiave, pertanto, sarà organizzazione: se vorrai far prosperare il tuo locale, dovrai puntare su un sistema di consegne eccellente. Per farlo organizzati su tre fronti e permetti al tuo staff di performare al meglio delle sue possibilità:

Gli orari delle consegne dovranno essere schedulati attentamente. In gergo lo chiamano “rush” ma banalmente si sa che vi sono delle fasce della giornata - quali 12-14 e 19-21, in cui arrivano la maggior parte delle richieste.

Le zone di consegna. Anche in questo caso dovrai organizzarti al meglio per formare la squadra dei tuoi fattorini. DIvidi gli ordini in base alle zone e assegnale al tuo staff. Non ha, infatti, senso mandare i fattorini da un capo all’altro della città perché il cibo arriverebbe freddo.


Il numero di consegne. Capirai bene che questo dato ti servirà per valutare la possibilità di assumere o meno altro personale o puntare su strumenti più veloci. Se, soprattutto nelle ore di punta, non riesci a stare dietro a tutti gli ordini, dovrai incrementare il numero di persone che lavorano per te. Non solo cuochi, ma anche fattorini. Il cliente ha la priorità assoluta e un ritardo (soprattutto quando si tratta di cibo!) non è consentito!

 

 

Come trovare aiuto e crescere in fretta

Per organizzarti e gestire al meglio tutti gli ordini, sarà per te importantissimo avvalerti degli strumenti giusti. Non solo uno staff preparato e veloce, ma anche dettagli apparenti che però possono fare la differenza.

I contenitori, per esempio, sembrano oggetti banali ma, in verità, hanno un grande potenziale: se ben disposti in fase di preparazione, rendono l’impiattamento molto più snello e i flussi molto più veloci; inoltre se opterai per packaging funzionali, pratici e leggeri da trasportare, i tuoi fattorini faranno meno fatica. Il servizio, così, sarà più rapido, il cibo arriverà in fretta e il cliente sarà più contento. In questo caso la qualità va a braccetto con la velocità non credi?

lunedì 15 gennaio 2018

Pizza a lunga lievitazione

#DiconoDiNoi
.......: perché assaggiare la loro pizza è come instaurare un dialogo tra noi e qualcosa che abbiamo sempre assaggiato e nello stesso tempo mai assaggiato. Qui la pizza è light e slow: il processo di maturazione dell’impasto  dura almeno 24 ore, e si adopera solamente farina semi integrale biologica macinata a pietra naturale: questo fa sì che si mantengano tutte le fibre, vitamine e oligoelementi del chicco. E ancora: la pizza è più leggera e digeribile, pur contenendo circa 280 grammi di impasto, a fronte dei 220-260 grammi normalmente utilizzati nelle altre pizzerie. I pizzaioli hanno infatti sperimentato un metodo di fermentazione privo di lievito, ma basato sul processo fisico di idrolisi degli amidi. Il tutto impreziosito dalla grande semplicità e qualità degli ingredienti utilizzati.